L’Alterità nasce ogni volta che l’uomo, incontrando se stesso, non si riconosce.
Dentro questa definizione ritroviamo il Minotauro immaginato da Dürrenmatt che lo va a trovare dentro il labirinto nei primi giorni della sua prigionia. A questa situazione già drammatica, si aggiunge un altro elemento inquietante; le pareti del labirinto sono specchi in cui il “mostro” si riflette in continuazione. È specchiandosi ogni giorno che il “mostro” acquisisce coscienza personale e sociale. Arriva a pensare a sé come individuo dotato di autostima e in grado di avere relazioni di affetto. Dentro questo “labirinto” di relazioni con l’altro se stesso, si sprigiona l’impossibilità della comunicazione con gli altri.
La regia di Antonio Viganò si fonde con la coreografia di Julie Anne Stanzak, coreografa, danzatrice storica del Tanztheater Wuppertal, nel giocare con le coordinate spaziali, l’alto, il basso, movimenti lineari e circolari, che tracciano sulla scena un labirinto invisibile, e ruota attorno ad un piano inclinato, su cui si arrampicano e si lasciano scivolare i personaggi mentre il pavimento viene cosparso di terra.
II progetto prende spunto dallo studio dell’opera di Dürrenmatt “Il Minotauro”. Accanto alla ormai collaudata formazione teatrale costituita intorno agli “attori-utenti” della Lebenshilfe, associazione provinciale di persone diversamente abili, e gli attori di Theatraki, si aggiunge la collaborazione coreografica di Julie Anne Stanzak, che riprende con Antonio Viganò il lavoro già svolto per molti anni con la compagnia francese degli Oiseau Mouche, alla ricerca di un gesto che si fa danza fuori dalle convenzioni, unico e originale, dove la forza e la bellezza non è necessariamente nella simmetria ma soprattutto nelle asimmetrie.
Gli artisti “diversi” non intervengono solo a “mettere in forma” la comunicazione ma costituiscono natura della comunicazione stessa, sostanziandone possibilità e verità. Lottando contro tutte le esclusioni sono capaci di portarci un altro sguardo, un’altra visione del mondo insegnandoci che ci sono modi di vivere e di percepire la realtà diversi, altri.
Il teatro diviene dunque il luogo dove “si rende visibile l’invisibile”, capace di “rivelare” l’oscuro, il rimosso, o semplicemente svelare quello che già è sotto i tuoi occhi ma che, comunemente, non si vede.
PREMIO MY DREAM 2012 – Fondazione CRT TORINO